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di Cesare Martinato |

È difficile per un grafico progettare un marchio quando esiste un coinvolgimento sentimentale legato al soggetto da rappresentare e il committente. Tutto quello che dalla testa si concretizza sul foglio sembra essere del tutto inadeguato. Guardi fuori dalla finestra, vedi il palazzo di fronte e non la bellezza che ti muove la passione. Manca il respiro, manca il contatto pelle/roccia.

Era un po’ che ne parlavamo con Alberto di questa sua nuova idea: estate 2017, il progetto Best of Dolomites lo aveva già ben chiaro, stava ormai prendendo forma. Luoghi e percorsi erano in fase di definizione, mancava solo un “segno forte” che lo rappresentasse. Il marchio è una fase importante di un progetto che non deve essere relegata solo al finale ma deve intervenire, con il suo valore di riconoscibilità, a rigenerare entusiasmo e forza propulsiva.

Intanto che Alberto condivideva con me i suoi desiderata, nella mia testa si componevano caoticamente input stimolanti provocati dai miei ricordi personali e dai suoi suggerimenti. Le immagini però che più ricorrevano erano legate a Franz Lenhart e alla rappresentazione che aveva dato delle Alpi e specialmente delle Dolomiti (© Franz Lenhart).  Dopo una serie di schizzi, generati più dalla routine professionale che dalla creatività, ho lasciato decantare, sicuro che le ormai prossime vacanze, presso il Rifugio Segantini, mi avrebbero ricaricato con la sua splendida vista sulle Dolomiti del Brenta.  E così è stato. In una di quelle piovose giornate dove solo il pensiero emersoniano (1) riesce a far diventare eroiche le azioni umane, scarabocchiando e pasticciando, il segno che cercavo si è materializzato sulla carta.

Dolomiti idealizzate
Se rappresentare le Dolomiti può apparire opera facile, non facile è rappresentarle senza urtare la giusta gelosia di chi le abita. Se procedi in maniera palesemente riconoscibile prendi una posizione netta verso quello o quell’altro gruppo manifestando il tuo amore. Lo sforzo creativo è stato quindi incanalato verso la realizzazione di  un mix visuale che da un lato potesse soddisfare l’immediata peculiarità dolomitica, celandone però le specificità. Torri del Vajolet, Cimon della Pala, Odle, Campanil Basso, Torri del Sella o sconosciuti pinnacoli dovevano concorrere a dar vita al segno che avrebbe alla fine contraddistinto Best of Dolomites.

Delimitata l’immagine iconica è stato necessario operare sulla sua riproducibilità senza snaturare la freschezza del segno. Da una prima graficizzazione (perdonate il termine) il tratto si è evoluto passando da un alleggerimento dei terminali e introducendo l’elemento della ruvidezza per riportare la matericità della dolomia.

l logotipo e la finalizzazione
Definito il pittogramma è stata la volta del logotipo a completamento del  marchio. Anche in questo caso sono intervenuto per armonizzare i due elementi: le due strade percorribili si basavano sul mantenimento delle spigolosità presenti sul pittogramma o sul virare decisamente, scegliendo di ammorbidire, creando una dicotomia che andasse a soddisfare altri valori presenti nel progetto.

Ho deciso per quest’ultima soluzione, non senza aver praticato la prima. Ecco così che la scelta di un carattere tipografico informale (script) dalle linee morbide fa da contrappunto alla “durezza” dei tratti e l’aggiunta uno swoosh avvolgente conclude il marchio e sostiene un’eventuale azione di branding.

L’ultimo intervento, quello dell’inclinazione verso l’alto, rimarca la dinamicità di tutto progetto con una azione a “salire” famigliare a chi pratica la montagna.

In conclusione
Come succede alle torte che vanno lasciate riposare, ho atteso qualche tempo per sottoporre ad Alberto la versione definitiva. Una volta tanto non c’era fretta.  A settembre, rientrato da un weekend fotografico tra i boschi dolomitici, con ancora negli occhi le splendide cime che mi hanno abbracciato, ho riaperto il lavoro per capire se quanto avevo vissuto in quei giorni fosse anche dentro ciò che avevo pensato e disegnato. Se avesse avuto la forza di raccontare e rappresentare l’unicità di questi luoghi. 
Chiamai Alberto. Ciò che proposi rimase. Non posso che esserne felice.

Mi auguro di incontrarvi lungo uno di questi sentieri e valli e splendidi anfiteatri.
Sarà bello e sempre emozionante condividerne la bellezza per qualche passo.
Buoni trekking e a presto  🙂
Cesare 


Milanese, classe 1962, Cesare Martinato è innanzitutto un appassionato quanto pregevole fotografo di montagna in bianco e nero, sia analogico che digitale grande formato. Frequenta le Dolomiti (tutte) fin dalla sua infanzia. Affascinato dalla comunicazione visiva, dopo gli studi artistici si dedica da subito alla grafica professionale che pratica da oltre trent’anni attraverso la sua agenzia di comunicazione “Communication Team“, a Milano. Nel suo percorso lavorativo approfondisce in particolare modo gli aspetti legati alla produzione ovvero a tutte quelle fasi che mettono in relazione creatività e finalizzazione. È Guest Speaker alla Masterclass di Alberto Bregani (Luglio 2018, Madonna di Campiglio) sulla fotografia di montagna in bianco e nero, con un seminario sul tema della post-produzione.  


 

Ci sono 2 commenti

  1. CRISTIAN MUFATTI

    Non solo il marchio ma tutto il progetto è frutto di cuore, anima e sensibilità.
    E “conoscendo”, passami il termine, gli autori diretti, compreso Mirko, non poteva che essere così.


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